Cos’è e come funziona il lavoro ibrido, con i suoi vantaggi e svantaggi

23/06/2023

La pandemia da COVID-19, l’innovazione tecnologica e la diffusione di nuovi modelli organizzativi ha cambiato forse definitivamente la concezione di normalità lavorativa sviluppatasi a partire dal secondo dopoguerra e in auge senza mutamenti radicali fino all’inizio del nuovo millennio.

Cambiano i rapporti professionali, le necessità di bilanciamento tra lavoro e vita privata, i modi di vivere e dunque cambia il lavoro stesso. Come? Orientandosi sempre di più verso un modello di lavoro ibrido, che mescoli presenza in ufficio e operatività da remoto.

Cos’è il lavoro ibrido?

Questa nuova modalità organizzativa è stata denominata proprio “lavoro ibrido”, mix flessibile di lavoro in presenza, nella sede aziendale, e da remoto, in uno o più luoghi scelti dal dipendente. Il bilanciamento tra le due parti delinea un’organizzazione office first (qualora la maggioranza delle ore siano previste in sede) oppure remote first (se vale il contrario).

Proprio perché ibrida, questa forma di organizzazione esclude quella del full smart working, ovvero del lavoro continuativo e totale da remoto. 

A caratterizzare il lavoro ibrido è la volontà di unire il meglio di modelli organizzativi differenti, per rispondere in modo sempre più preciso alle necessità di aziende e dipendenti, migliorando i processi interni, la qualità del lavoro e la soddisfazione del team.

Come funzionano il lavoro ibrido e il suo contratto?

Prerogativa fondamentale per l’applicazione del modello di lavoro ibrido è l’omologazione di tutte le sedi di lavoro, in presenza o da remoto.

Per essere idonee, i dipendenti devono poter accedere comodamente a tutti gli applicativi aziendali utili a svolgere le loro mansioni, così da rimanere connessi con colleghi e superiori, operando in modo veloce ed efficace, ma anche sicuro. Ciò significa rispettare le policy aziendali su privacy e sicurezza, anche attraverso l’uso di VPN e IAM (Identity and Access Management) software.

Oltre allo spazio di lavoro adeguato e corredato di tutte le possibilità di accesso al mondo aziendale, il contratto prevede che sia il lavoratore a scegliere lo spazio in cui operare e la sua dislocazione, a patto che questo consenta il regolare svolgimento delle attività, in sicurezza e riservatezza: uffici collettivi, coworking, dependance in posti turistici, ogni luogo può essere un luogo di lavoro.

A regolare il lavoro da remoto è la legge 81 del 2017, secondo cui azienda e dipendente devono stabilire gli strumenti utilizzati, le condotte sanzionabili e relative sanzioni disciplinari, orario di lavoro e tempi di riposo, eventuale formazione necessaria al lavoro agile. La stessa legge stabilisce che il lavoratore agile ha gli stessi diritti (ferie, permessi, malattia, infortuni, maternità ecc.) e deve avere il medesimo trattamento economico di chi opera sempre in presenza. Quando si lavora da remoto, infine, non è possibile effettuare straordinari, a meno che non siano previsti dallo specifico CCNL di settore.

La parte delle attività svolta in ufficio, invece, non subisce particolari variazioni, né per quanto riguarda le specifiche contrattuali, né per quanto riguarda l’organizzazione: valgono le norme del rapporto di lavoro subordinato.

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La differenza tra lavoro ibrido e smart working

Che differenza c’è, dunque, tra lavoro ibrido e smart working? Sostanzialmente una: lo smart working predilige l’organizzazione remote first, con soli pochi giorni al mese di presenza in ufficio, il lavoro ibrido, predilige l'office first, con uno o due giorni a settimana da remoto e gli altri in azienda.

Perché attuare il lavoro ibrido in azienda?

Mescolare lavoro in ufficio e lavoro da remoto, modificando i modelli operativi, può essere un toccasana per moltissime organizzazioni aziendali, in quasi tutti i settori. Abitudini e necessità dei dipendenti, ma anche processi e gestione delle risorse, sono talmente cambiate negli ultimi anni da necessitare una svolta.

I vantaggi del lavoro ibrido

I vantaggi del lavoro ibrido sono diversi: dal punto di vista dei dipendenti, si migliora il bilanciamento tra vita professionale e vita privata, grazie alla possibilità di operare da casa quando necessario o quando desiderato; questo migliora la produttività, portando benefici all’azienda. Continuare a lavorare anche in presenza consolida la cultura aziendale e permette di mantenere vivi i rapporti tra i dipendenti, nonché la coesione e la motivazione tra le persone.

Altro vantaggio è l’impatto positivo sull’employer brand, ovvero sull’attrattività della compagnia presso i dipendenti e chi desidera diventare tale, con un conseguente miglioramento dell’immagine aziendale, che offrendo anche remote working può attirare l’attenzione di talenti lontani dalla propria sede. 

Gli svantaggi del lavoro ibrido

Quali sono, però, le possibili criticità del lavoro ibrido? Le persone meno autonome possono vivere un senso di isolamento, che a sua volta crea disfunzionalità nei processi operativi, con difficoltà nel ricevere riscontri e di interazione sui progetti complessi.

A volte, la mancanza di orari di lavoro stringenti e ben definiti possono causare un sovraccarico di chi opera da remoto che, pur non potendo fare straordinari, si trova a lavorare (molto) più del dovuto. Nel complesso, comunque, le controindicazioni del lavoro ibrido sembrano essere limitate e risolvibili con una buona organizzazione personale e un positivo dialogo tra i dipendenti, così da beneficiare dei suoi tanti vantaggi.

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